Ischia Jazz Festival 2009
di Maurizio Spennato – 10 Settembre 2009

Si e’ svolta – in prima serata, nella suggestiva cornice della Pineta Mirtina e, in tarda notte, sulla Riva Destra del porto – l’undicesima edizione dell’Ischia Jazz Festival 2009; un’edizione contraddistinta dalla creativita’, dalla esuberanza e dal brio di tutti i partecipanti.

L’arduo compito di “rompere il ghiaccio” – si fa per dire, considerando l’inusuale caldo che e’ persistito anche durante le tarde serate settembrine – e’ toccato, la sera del 3 settembre, al trio di Antonello Salis, Paolo Angeli, e Hamid Drake, tre personaggi che di brio, personalita’ e passione per la ricerca di sonorita’ e forme espressive, ne hanno da vendere.

Il modo in cui Salis suona il piano – notoriamente originale ed anticonvenzionale, con l’uso degli oggetti piu’ disparati sparsi sulle corde per ottenere sonorita’ nuove ed inusuali effetti ritmici – fa a volte storcere il naso agli ascoltatori piu’ conformisti ma eccita e soddisfa la curiosita’ di chi e’ alla continua ricerca di novita’, fantasia e soluzioni inusuali. Pochi margini ha invece il tastierista sardo di intervenire sulle sonorita’ dell’altro suo strumento preferito, la fisarmonica. Nessuno poteva meglio condividere l’avventura sonora di Salis se non un compagno di viaggio come Paolo Angeli con la sua fidata chitarra sarda, modificata con l’aggiunta di corde di violoncello che suona, nella posizione di una viola da gamba, un po’ pizzicata, un pò ritmica ed un pò con l’archetto. Nell’ensemble, tra i due conterranei sardi, il necessario apporto di contaminazione stilistica e’ stata garantita dalla presenza del batterista e percussionista statunitense Hamid Drake, un vulcanico cocktail di blues e funky, incrociati trasversalmente da ritmiche di chiara provenienza africana e sovrapposti alle linee melodiche mediterranee degli altri due; il tutto servito con stupefacente fluidita’ e freschezza.

A seguire, in seconda serata, un attesissimo mostro sacro del jazz internazionale, il batterista Billy Cobham. Poco da dire sull’ineccepibile esibizione di Cobham e della sua band, che ruota costantemente sul tema della fusion, genere musicale che ha meglio caratterizzato il periodo piu’ felice della carriera del batterista panamense, intervallate da momenti di blues, di funky e di ritmiche latine. Cobam ruota tra gli elementi della batteria disegna una complessa serie di roteanti orbite circolari ed a forma di 8, al centro delle quali il protagonista troneggia come un regale octopus. Eccellenti figure hanno accompagnato la performance di Cobam, il chitarrista Jean-Marie Ecay, Christophe Cravero alle tastiere ed al violino, il bassista Fifi Chayeb, ed un brillante Junior Gill allo steel pan ed alle percussioni.

Per la parte notturna della manifestazione, al porto, la cantante Amana Malome’ ha offerto il suo spettacolo basato su gradevoli evoluzioni vocali all’insegna del funky-blues e del soul, accompagnata dalla fantasiosa costruzione ritmica del percussionista Karl Potter.

L’apertura del giorno 4 settembre, accompagnata da una suggestiva luna piena, e’ stata affidata al batterista siciliano Mimmo Cafiero; un’esibizione fortemente personale e passionale, ispirata alle scuole jazzistiche piu’ avanguardistiche e caratterizzata da una prorompente voglia di improvvisazione e di sperimentazione pur sempre saldamente ancorata alle tradizioni mediterranee. Tra i suoi accompagnatori, assieme a Riccardo Zegna al piano ed a Igor Ciotta al basso, un trio di fiati, Roberto Rossi al trombone, Giampaolo Casati alla tromba ed al sax tenore un Giulio Martino che si conferma eclettico session-man, in grado di apportare un decisivo contributo in formazioni diverse caratterizzate da diversi stili.

Subito dopo e’ stata la volta del pianista Antonio Farao’, apparso particolarmente’ esuberante, che si e’ esibito con una band di eccezione, formata da Donald Harrison al sax alto, Linley Marthe al basso e Mike Clark alla batteria. Un piacevole incontro tra modalita’, bop e funky-blues con qualche passaggio latino, con un interplay molto fluido e non rari momenti di improvvisazione.

Frattanto, a notte inoltrata, sulla Riva Destra, il promettente altosaxofonista e compositore Cristiano Arcelli ha presentato, assieme a David Brutti ai sax basso e soprano, il suo ultimo progetto, Bestiario, un accurato lavoro di ricerca e di composizione, complessivamente molto interessante, specialmente se rapportato alla giovane eta’ del protagonista.

La serata del 5 e’ stata rinfrescata meteorologicamente – finalmente – da un filo di vento e musicalmente dall’uragano Tania Maria, in formazione quartetto, accompagnata da Marc Bertaux al basso, da Mestre Carneiro alle percussioni e da Jean Philippe Fanfant alla batteria. La pur inconsueta bravura dei componenti del gruppo e’ stata a tratti velata dall’esuberanza scoppiettante di Tania, cantante, pianista e tastierista brasiliana capace, come solo gli artisti carioca sanno fare, di monopolizzare l’attenzione, stregare e trascinare il pubblico, a colpi di standards e covers, facilitati dall’intrinseca magia della propria musica.

A seguire e’ stato il trio del pianista Aaron Goldberg, con Reuben Rogers al contrabbasso e Greg Hutchinson alla batteria. Parte “quasi intergrante” dell’ensemble un ospite speciale, il sassofonista “figlio d’arte” Joshua Redman, le cui evoluzioni interpretative, ricche di personalita’ e di stile originale, con non rari tratti virtuosistici, si attagliano perfettamente alla linea stilistica del pianismo di Goldberg, che si presenta aggressivo e grintoso almeno quanto l’uomo Goldberg, nella semplicita’ dei suoi atteggiamenti, appare schivo e timido.

Nel frattempo, sulla Riva Destra, il bassista Pippo Matino ha offerto il suo tributo al grande Joe Zawinul ed alla rivoluzione che il suo linguaggio musicale, a partire dall’esperienza con i Weather Report, ha rappresentato per il panorama musicale rock-blues ed il genere fusion. Il progetto intrapreso da Matino gia’ da qualche tempo e’ incidentalmente coinciso con la recente scomparsa di Zawinul. Nella formazione di Pippo Matino, a conferma dell’impressione gia’ espressa sopra ritroviamo, a richiamare l’appeal stilistico di Wayne Shorter, Giulio Martino al sax tenore e soprano.

La prima parte della serata di commiato e’ stata impreziosita dal piano di Cedar Walton, un esempio di fluidita’ interpretativa, di attenzione per il tessuto melodico con ineguagliabile capacita’ di essere sorprendente ed imprevedibile. Nella formazione del suo quintetto Piero Odorici al sax tenore, Darryl Hall al contrabbasso, Jason Brown alla batteria, ancora Roberto Rossi al trombone.
La seconda parte della serata di chiusura e’ stata affidata a Rita Marcotulli che ha presentato il suo tributo ai Pink Floyd con la raffinatezza ed il gusto negli arrangiamenti che sono consueti nella produzione della pianista, accompagnata per l’occasione da musicisti d’eccezione, Fausto Mesolella, chitarrista che si muove con disinvoltura in contesti jazz come negli ambiti pop, rock e blues, in un periodo particolarmente felice della sua carriera, un prestigioso Giovanni Tommaso al contrabbasso, ancora Pippo Matino al basso, Michele Rabbia alle percussioni e Alfredo Golino alla batteria.

L’epilogo alla Riva Destra del porto d’Ischia una giovanissima promessa del canto jazz italiano, Andrea Celeste, accompagnata da Francesco Nastro al piano, l’instancabile Aldo Vigorito al contrabbasso e Peppe La Pusata alla batteria.
Bilancio complessivamente piu’ che positivo, sia osservando i termini di partecipazione del pubblico che in considerazione della qualita’ degli ospiti; la formula della kermesse e’ ormai abbastanza matura ma rumors non confermati lascerebbero intendere che potrebbe prospettarsi qualche innovazione migliorativa nella pur consolidata formula del festival: staremo quindi a vedere cosa riservera’ il prossimo futuro!